Google fa marcia indietro sui cookie di terze parti: una vittoria per i marketer B2B
Per anni, l'imminente "Cookiepocalypse" ha gettato un'ombra sul mondo del marketing digitale.
Il piano di Google di eliminare i cookie di terze parti su Chrome aveva messo in agitazione i marketer B2B. Questi piccoli file di dati, cruciali per tracciare il comportamento degli utenti, personalizzare gli annunci e misurare il successo delle campagne, sembravano infatti destinati a scomparire.
Ma il 22 luglio scorso, Google ha lanciato un'ancora di salvezza, annunciando che i cookie di terze parti resteranno dove sono, almeno per ora. Questo dietrofront porta una stabilità necessaria, specialmente per i marketer B2B le cui strategie dipendevano fortemente da questi cookie.
Il cambiamento di rotta di Google significa che i marketer possono continuare a utilizzare gli strumenti che hanno padroneggiato finora in Chrome. Per i marketer B2B, mantenere i cookie di terze parti significa avere accesso continuo a informazioni dettagliate sul comportamento dei clienti. Questi cookie sono vitali per tracciare i professionisti attraverso i siti web, consentendo una segmentazione precisa e una messaggistica su misura. Il passaggio verso un modello incentrato sulla privacy avrebbe richiesto significativi cambiamenti strategici e potenzialmente costi più elevati per raggiungere i target.
Tuttavia, nonostante la decisione di Google, il movimento verso una maggiore privacy e protezione dei dati non rallenta. I marketer B2B dovrebbero quindi guardare a ciò come un'opportunità per diversificare le strategie di raccolta dati. Raccogliere dati di prima parte attraverso canali di proprietà come siti web e sistemi CRM è un'alternativa conforme al mantenimento della privacy. Collaborazioni con fornitori di dati e fonti basate sul consenso potrebbero ridurre ulteriormente la dipendenza dai cookie di terze parti in futuro.
I marketer B2B sono chiamati anche rimanere vigili sulla conformità alle leggi in evoluzione sulla protezione dei dati. E questo sottolinea anche la necessità di solidi framework di governance dei dati e una comunicazione più trasparente sull'utilizzo dei dati stessi.